I “cattivi argomenti” sono quelli che non stanno in piedi dal punto di vista logico, e pure quelli che derivano da meccanismi cognitivi osservati dagli psicologi. Si sperimentano di continuo, penso. Io faccio la mia parte, e voi la vostra. Nella nobile tradizione della filosofia si studiano da tempo – ironico forse scriverlo oggi mentre i giornali dicono che la si vuole togliere di mezzo o ridurla nella formazione liceale e universitaria – vedi qui sotto, dal Corriere di domenica (letto su carta, archiviato mentalmente con fastidio e poi ritrovato online via Adriano Solidoro, @a_solid).
Ho messo assieme poche slide sul tema per le lezioni in NABA. Mi riferisco spesso a questo “imbuto” per parlare di processo e metodi ma mi mancava un riferimento scritto. La rappresentazione analitica più efficace l’ho trovata in Buxton, Sketching User Experiences, p. 144, dove riprende lo schema di Laseau, Graphic Thinking for Architects and Designers, già finito nella wish list di Amazon. Buxton discute del funnel anche rispetto al ruolo di sketch e prototipi nel processo di progetto, e anche da altri punti di vista, ma qui mi sono limitato alla combinazione incrociata tra una fase “divergente” e una “convergente”. Lo schema classico di Jones resta sottotraccia come un riferimento essenziale, anche se in effetti la terminologia specifica di Jones non si è diffusa.
Una domanda a cui ora non saprei rispondere è sull’origine dell’espressione. Chi ha parlato per primo di un “design funnel”? Chi ha pensato al funnel per esprimere e rappresentare il processo del progetto? (Sì, ho guardato su Wikipedia, forse non abbastanza).
Era da anni che non mi ritrovavo nel mezzo di agosto a Milano — non so ancora per quanto eh…
Come che sia, intanto si mette alla prova l’affermazione non infrequente per cui Milano d’agosto è meravigliosa, bellissima, a misura d’uomo etc. Be’, ho qualche dubbio. Sì, non c’è il solito casino. Quindi, specie in auto, moto, bici, mezzi propri insomma (anche a piedi!), ci si sposta rapidi come il fulmine (@matteopenzo ha twittato che è come avere il teletrasporto; vicino al vero prendendo come metro i tempi normali). L’aria è più pulita. Sa di aria. Ma ci sono alcune sproporzioni, stranezze, disequilibri che mettono un po’ a disagio. Un disagio sottile, intendiamoci. I problemi veri sono per quelli che stanno da soli, per l’età, per un acciacco, per un handicap, per qualunque disastro della vita pratica. Me la si passi, qui mi tengo su una chiacchiera leggera. Dicevo, paradossalmente, il fatto che non ci sia il solito casino fa sorgere uno strano disagio: una sovrabbondanza di case palazzi strade, persino parcheggi! e pochissime persone in giro — un paesaggio scandinavo, ma con il caldo della pianura padana e la solita vaga sozzura italica.
Poi: sproporzioni tra i tipi umani e professionali. I turisti di solito a Milano non si notano molto tutto sommato, se non in posti precisi, e anche lì magari affogano nel casino. Ad agosto no. Sono passato da corso Como e forse per la prima volta l’ho visto esclusivamente popolato (si fa per dire) da coppiette con trolley, coloriti nordici arrossati dal sole, e giapponesine piegate sulle riviste di moda, fotografia (o sullo scontrino della carta di credito… erano a un passo dal 10). Sui tipi professionali: l’andatura e le facce non tradiscono, i capi sono tutti in vacanza. Qualcuno c’è in ufficio però. Eccoli. E delle cose devono pure restare aperte. La ricicleria dove ho buttato putt***e rimaste lì da tempo immemore era lì a disposizione, con tanto di personale. E come si diceva, ci sono pure tutti gli altri con i problemi veri.
Ah, sul sito del corrierone hanno messo online una mappa con i posti aperti (mappa by Bing si noti; update 9-11-2013: la mappa non è più online…): bene, buona idea, anche se l’esperienza di ricerca e navigazione non è proprio straordinaria… girando per categorie la classificazione è veramente troppo granulare. Meglio se si parte da un indirizzo specifico: i punti di interesse però sono segnalati tutti con un pallino colorato. Certo, i codici colore, ma mica si riconoscono subito, e forse nemmeno alla terza volta… magari sarebbe stato meglio semplificare con poche icone più immediatemente intelligibili. Chissà se e come va dal telefono (ehm, iPhone et similia intendo). Cercherò.
Resta l’impressione di una roba che non gira nella realtà (a prescindere dalla mappa): ieri sono passato dall’Isola più o meno a ora di pranzo e *non uno* dei miei soliti posti (quattro o cinque, ok) era aperto. Sulla mappa il numero dei pallini farebbe pensare il contrario (così come le assicurazioni puntuali dell’amministrazione cittadina, già lette e stralette).
PS: Milano o Città di M., in omaggio alla trilogia scritta a suo tempo da Piero Colaprico (che cita scherzosamente la Città di K.; i conoscitori scuseranno la nota didattica) e soprattutto alla versione teatrale messa poi in scena da Serena Sinigaglia con una straordinaria Arianna Scommegna (la serata nella saletta al Teatro Verdi mi è rimasta stampata in testa; poco teatro per me, va bene, ma fosse sempre così quelle poche volte).
Letture obbligatorie, tipo quelle degli esami, vecchissima maniera. Scherzo. In ogni caso, nota di servizio per chi non li avesse ancora passati. In questi giorni ci sono due lunghi post su Nokia che, mi pare, stanno rimbalzando in giro come palline da flipper. Impossibile perderli se si ha un qualche interesse nelle faccende mobile & wireless.
In ordine di tempo: il 21 Tomi Ahonen, uno degli esperti più celebri e rispettati dell’intero settore, ex Nokia, finlandese, ha pubblicato uno dei suoi tipici lunghi, lunghissimi post a proposito del CEO dell’azienda (grande confusione sotto il cielo: vedi FT oggi per dire).
Chi dovesse essere meno addentro la cosa potrebbe apprezzare la breve introduzione di Mobile Industry Review, che lo ha ripostato integralmente.
Il giorno dopo l’inglese The Register ha pubblicato una sorta di lungo e articolato stralcio di intervista con Juhani Risku, ex Nokia, finlandese, autore di un libro su Nokia disponibile per ora solo nell’originale – finlandese.
My Dad stopped getting his major city daily when they shitcanned the TV guide. He’s 87. I tried to explain the guide on TV. But he can’t circle his programs in red pen on it so it’s useless to him.
Un segno o un prememoria con un pennarello rosso. In un commento visto in giro si racconta di un saggio ottuagenario che ha cancellato l’abbonamento al giornale locale dopo che quest’ultimo ha eliminato la guida TV dalle proprie pagine. Come usava la guida? Cerchiando o segnando immagino le cose di interesse. Difficile fare la stessa cosa con un EPG. Certo, se ne fanno altre. Ma non con la stessa immediatezza e universale facilità d’uso. Tutta la storiella nel post in inglese.
Digital, UX, design research. Libri, letture. Un po' di filosofia qui e là. Qualcosa di personale, a volte, se è pubblico.